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All’inizio dell’estate l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) ha chiuso un procedimento nei confronti della nota catena di fastfood McDonald's per abuso di dipendenza economica (in violazione dell'art. 9 della Legge n. 192/1998), accettando gli impegni presentati dalla parte indagata per eliminare le possibili distorsioni concorrenziali sul mercato.
Come emerge dalla relazione annuale presentata da Agcm, l’Autorità Garante ha avuto molte occasioni negli ultimi due anni di occuparsi di situazioni di abuso di dipendenza economica: si pensi, ad esempio, ai casi che hanno riguardato Benetton, Poste Italiane e WindTre.
La legge italiana che regola questa materia stabilisce che - a prescindere dalla dominanza o meno su di un mercato - l’abuso di dipendenza economica si verifica quando la “parte forte” di un rapporto contrattuale riesce a determinare determinare un eccessivo squilibrio di diritti e obblighi con la società dipendente, che può riverberarsi, nel tempo, sull’equilibrio stesso del mercato interessato e provocare, ad esempio, prezzi più alti o minor qualità e innovazione dal lato dell’offerta.
L’istruttoria nei confronti di McDonald’s si inserisce nell’ambito dei rapporti di franchising della catena: in questo caso, gli ex franchisee, parte debole della relazione contrattuale, lamentavano di essersi visti imporre condizioni contrattuali molto rigide e di essere stati assoggettati a tutta una serie di controlli che rendevano, di fatto, impossibile agire con quell’autonomia imprenditoriale che dovrebbe astrattamente caratterizzare il rapporto di franchising.
Formazione a carico dei potenziali franchisee, patto di non concorrenza per tutto il settore di ristorazione, impossibilità di derogare negozialmente allo standard contrattuale proposto e imposizione di una soglia minima di investimenti pubblicitari annui erano solo alcune delle restrizioni che, a detta dei segnalanti, avrebbero sostanziato l’abuso denunciato.
Questi elementi evidenziati nella segnalazione degli ex franchisee sono stati ritenuti sufficienti da Agcm per avviare un’istruttoria a fronte della quale McDonald ha scelto di avvalersi della facoltà di proporre impegni vincolanti al proprio operato e di sottoporli al c.d. “market test”, ovvero alla pubblicazione dei medesimi per consentire ai concorrenti di prendere posizione sull’efficacia o meno delle soluzioni proposte.
In particolare, gli impegni di McDonald avevano ad oggetto l’eliminazione dei costi di formazione a carico dei potenziali franchisee, l’abbassamento del livello di investimento pubblicitario minimo richiesto, la possibilità di negoziare modifiche allo standard contrattuale proposto e l’eliminazione di gran parte delle restrizioni previste nella versione originale del patto di non concorrenza.
Il superamento del market test e l’approvazione finale degli impegni vincolanti proposti da Agcm ha consentito al McDonald’s di chiudere il procedimento senza che fosse irrogata una sanzione pecuniaria, ma, considerata la natura pubblica del potere di Agcm di irrogare sanzioni, l’accettazione degli impegni a chiusura dell’istruttoria non mette al riparo la parte dalla possibilità che gli ex franchisee promuovano un giudizio civile per ottenere il risarcimento del danno dinnanzi all’autorità giudiziaria ordinaria (Ago).