L'Intelligenza Artificiale è un Autore?

Le attuali leggi sulla proprietà intellettuale sono state concepite in un’epoca in cui la creatività era prerogativa esclusiva dell’essere umano. Tuttavia, l’uso crescente di AI generative, come ChatGPT per i testi o MidJourney per le immagini, ha reso necessario un ripensamento delle normative.

Al momento, la maggior parte delle legislazioni internazionali stabilisce che solo un essere umano può essere considerato autore o inventore.

Ad esempio l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti (USPTO): ha respinto più volte richieste di brevetto per invenzioni realizzate da AI, sostenendo che solo un essere umano può essere riconosciuto come inventore.

L’Ufficio per la Proprietà Intellettuale del Regno Unito (UKIPO),  segue la stessa linea, escludendo l’AI come possibile titolare di diritti d'autore.

Unione Europea: anche l’EUIPO e la Corte di Giustizia Europea concordano sul fatto che solo una persona fisica può rivendicare il copyright su un’opera.

La giurisprudenza italiana ha elaborato una nozione di creatività che, come evidenziato dalla Cassazione nella sentenza n. 25173/2011, "non coincide con quello di creazione, originalità e novità assoluta", ma si riferisce alla "personale e individuale espressione di un'oggettività". Questo principio è stato ulteriormente sviluppato dalla Cassazione con sentenza n. 10300/2020, che ha specificato come l'opera debba "riflettere la personalità del suo autore, manifestando le scelte libere e creative di quest'ultimo".

Il sistema italiano, come confermato dal Codice Civile all'art. 2575, riconosce il diritto d'autore sulle "opere dell'ingegno di carattere creativo", presupponendo una connessione diretta tra l'opera e la personalità del suo creatore. Come evidenziato dal Tribunale di Firenze nella sentenza n. 1372/2022, "il diritto d'autore non protegge le idee ma solo la forma espressiva che l'autore dà all'opera, poiché è nella forma espressiva che l'autore manifesta la propria creatività ed esprime la propria personalità".

Un punto di dibattito è se l’AI possa essere riconosciuta come autore a tutti gli effetti. Attualmente, gli enti di regolamentazione considerano l’AI come uno strumento, e i diritti sulle opere generate spettano al programmatore o all’utente che ha dato l’input per la creazione. Tuttavia, in alcuni casi l’intervento umano è minimo o addirittura inesistente, rendendo difficile stabilire la paternità dell’opera.

L’assenza di una normativa chiara pone diversi problemi. In primo luogo la protezione legale: le opere generate da AI potrebbero non essere protette da copyright, rendendole liberamente utilizzabili da chiunque.

Da punto di vista del plagio e delle violazioni di copyright,  molte AI sono addestrate su dati esistenti e potrebbero creare contenuti che assomigliano a opere protette da copyright, sollevando questioni legali.

Infine, se le AI generano opere d’arte, musica e testi su larga scala, gli artisti e i creativi rischiano di vedere il loro lavoro svalutato o sostituito.

Possibili Soluzioni e Prospettive Future

 

  • Nuove categorie di copyright: creare una nuova forma di protezione per le opere generate da AI con una percentuale di coinvolgimento umano.

  • Attribuzione dei diritti: assegnare la proprietà delle opere AI al creatore dell’algoritmo o a chi ha fornito l’input creativo.

  • Regolamentazione dell’uso dell’AI: definire regole chiare su come addestrare AI senza violare i diritti d’autore preesistenti.

In conclusione, l’intelligenza artificiale sta trasformando il panorama della proprietà intellettuale e pone sfide che i legislatori devono affrontare rapidamente. Fino a quando le normative non saranno aggiornate, aziende e creatori dovranno prestare attenzione nell’uso di contenuti generati da AI per evitare problemi legali. Il dibattito è ancora aperto, e le decisioni prese oggi definiranno il futuro della creatività nell’era digitale.