La Corte di Giustizia UE: il rifiuto di interoperabilità di una piattaforma digitale può costituire abuso di posizione dominante

Gianpaolo Todisco - Partner

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che un’impresa in posizione dominante non può rifiutare l’interoperabilità della propria piattaforma con un’applicazione di terze parti senza una giustificazione valida. Questo comportamento, infatti, potrebbe configurarsi come un abuso di posizione dominante.

La sentenza è stata emessa in seguito al ricorso presentato da Google contro una sanzione inflitta dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) italiana. L’AGCM aveva multato l’azienda per oltre 102 milioni di euro dopo aver accertato che aveva impedito a Enel X di integrare la sua app JuicePass con Android Auto. Quest’app consente agli utenti di trovare e prenotare stazioni di ricarica per veicoli elettrici e la mancata interoperabilità avrebbe limitato la sua competitività, penalizzando i consumatori.

Secondo la Corte, se una piattaforma digitale è concepita per essere utilizzata anche da soggetti terzi, l’impresa che la gestisce non può negare l’accesso senza un motivo legittimo. Tra le possibili eccezioni rientrano ragioni di sicurezza o ostacoli tecnici insormontabili.

In assenza di tali giustificazioni, l’azienda dominante deve garantire un modello di interoperabilità entro un termine ragionevole e può richiedere un compenso economico adeguato per il servizio. Questo principio rafforza la disciplina della concorrenza nel mercato digitale e introduce nuove responsabilità per le grandi piattaforme tecnologiche attive nell’UE.

La decisione della Corte potrebbe avere un impatto significativo sul settore digitale, influenzando le politiche di accesso alle piattaforme e la regolamentazione del mercato tecnologico in Europa.