Ormai da qualche tempo, tra i produttori italiani, si parla della possibilità di creare un brand nazionale, il “Made in Italy”, attraverso il quale garantire l’italianità del processo produttivo, a partire dalle materie prime.
Il progetto di “Certificazione volontaria di conformità d’Origine e tipicità italiana” è ambizioso e mira ad accrescere il potere attrattivo dell’offerta nazionale, come brand di sistema che valorizzi i prodotti, le produzioni e l’offerta nazionale di beni e servizi.
L’iniziativa è di Conflavoro, che ha stipulato un accordo con l’ente di certificazione mondiale Lluyd’s Register, il quale dovrà rilasciare la certificazione. Il meccanismo di tutela e certificazione è sottoposta ad un doppio controllo: quello di un Organo Interno di Vigilanza, costituito ad hoc da Conflavoro e quella del Comitato Tecnico Scientifico di Indirizzo e Sviluppo del Marchio Unico Nazionale, costituito da personalità esterne all’organizzazione, provenienti dal mondo dell’imprenditoria, dell’università e delle associazioni di rappresentanza dei consumatori.
In particolare, il mercato che più sembra interessato al progetto, è quello alimentare. Il brand unico sarebbe infatti apposto alle confezioni di prodotti alimentari e garantirebbe non solo una tutela nei confronti del sistema di contraffazione, ma anche una risposta alle sempre più stringenti richieste dei consumatori in tema di qualità e salubrità del food and beverage.
Il “Made in Italy” diventerebbe così segno di autenticità e tracciabilità di prodotti italiani e, se possibile, anche simbolo di un’innovazione che coniuga gusto e genuinità.