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Tax Credit Cinema e Audiovisivo: cosa cambia con la Legge di Bilancio 2025


Fulvia Tesio

Legge di Bilancio 2025: Con l’approvazione della Legge n. 207/2024, cambia il volto degli incentivi fiscali destinati al settore audiovisivo e cinematografico. Introdotte nuove soglie, criteri di selezione più stringenti e un ruolo rafforzato dello Stato nella gestione dei diritti sulle opere. Più selettività, diritti pubblici e digitalizzazione

Con l’approvazione della Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024), il settore cinematografico e audiovisivo italiano affronta una svolta significativa nella disciplina degli incentivi fiscali, in particolare con l’introduzione di nuove modalità per l’accesso al credito d’imposta (tax credit) e un rafforzamento del ruolo pubblico nella gestione dei diritti sulle opere finanziate.

Riforma della Legge 220/2016: tutti gli articoli interessati dal restyling

Il comma 869 della Legge di Bilancio 2025 modifica sette articoli fondamentali della normativa sul cinema, rivedendo fondi, crediti, contributi selettivi e digitalizzazione.

Il cuore della riforma si trova nel comma 869 dell’articolato, composto da sette lettere (da a) a g)), che interviene su vari articoli della Legge n. 220/2016, ovvero la legge quadro sul cinema e l’audiovisivo. Le modifiche riguardano sia strumenti finanziari come fondi e crediti d’imposta, sia interventi culturali e strategici, come la digitalizzazione e la promozione del patrimonio audiovisivo.

Gli articoli oggetto di revisione sono 7:

  • Art. 12 – Obiettivi e tipologie di intervento;

  • Art. 13 – Fondo per lo sviluppo degli investimenti;

  • Art. 15 – Credito d’imposta per le imprese di produzione;

  • Art. 21 – Disposizioni comuni sui crediti d’imposta;

  • Art. 26 – Contributi selettivi per progetti di alto valore culturale;

  • Art. 29 – Piano straordinario per la digitalizzazione;

  • Art. 32 – Registro pubblico delle opere.

Nuova disciplina del tax credit per le imprese di produzione

Aliquote flessibili e criteri differenziati: come cambia il tax credit per i produttori

Il credito d’imposta non sarà più fisso ma variabile tra il 15% e il 40%, con accesso subordinato a requisiti qualitativi, dimensionali e territoriali. In evidenza il favore per le produzioni europee e indipendenti.

Uno degli aspetti più innovativi riguarda l’articolo 15, relativo al credito d’imposta per le imprese di produzione cinematografica e audiovisiva. Il nuovo meccanismo prevede una fascia variabile tra il 15% e il 40% del costo di produzione, lasciando ampio margine di discrezionalità al legislatore secondario tramite decreto ministeriale.

Verso un incentivo fiscale più strategico e meritocratico

Il tetto del 40% non è più garantito: spetterà ai decreti ministeriali calibrare l’aliquota in funzione della tipologia di opera e del soggetto beneficiario, valorizzando l’impatto culturale e la sostenibilità economica. Modulazione in base a criteri qualitativi e dimensionali

Il credito sarà modulato secondo parametri oggettivi come:

  • Dimensione dell’impresa o gruppo;

  • Costi eleggibili e soglie massime di spesa;

  • Tipologia di distribuzione (cinema, TV, piattaforme OTT);

  • Coinvolgimento di emittenti nazionali o coproduzioni internazionali;

  • Appartenenza dell’impresa all’Unione Europea e indipendenza produttiva.

Questo criterio selettivo rispecchia una tendenza europea a concentrare le risorse pubbliche su progetti culturalmente significativi e industrialmente sostenibili. In Francia, ad esempio, il Centre National du Cinéma (CNC) adotta da anni un sistema di sostegni selettivi simile, orientato a rafforzare il pluralismo dell’offerta.

Si introduce un tetto specifico per i compensi riconosciuti alle figure artistiche e tecniche coinvolte nella produzione.

L’obiettivo è evitare squilibri nella ripartizione del beneficio fiscale e favorire la trasparenza. Verso un tax credit più “intelligente”

Il tetto massimo del 40% non sarà più la regola, ma l’eccezione riservata a produzioni strategiche. Il tax credit diventa così un incentivo intelligente, pensato per premiare qualità, innovazione e radicamento nel tessuto industriale europeo.

Nuove regole comuni per i crediti: stretta sui compensi professionali e maggiore trasparenza

Modifiche sostanziali investono anche l’articolo 21, che disciplina le regole comuni per l’attribuzione dei crediti d’imposta a tutti i soggetti della filiera (produzione, distribuzione, esercizio, post-produzione). Con la lettera d) del comma 869 viene introdotto un nuovo limite ai compensi professionali agevolabili tramite tax credit.

  • Il limite si applica esclusivamente alle imprese di produzione;

  • È parametrato secondo le indicazioni del Decreto Legge 201/2011, art. 23-ter;

  • Tiene conto della tipologia dell’opera e della natura della prestazione (es. attoriale, registica, tecnica).

La misura intende evitare che parte significativa del beneficio fiscale venga assorbita da cachet elevati, garantendo invece una distribuzione più equa delle risorse lungo l’intero processo produttivo.

Novità strategiche: diritti statali, selettività e digitalizzazione

Lo Stato diventa co-titolare dei diritti: cambia il paradigma del finanziamento pubblico

La legge prevede la possibilità di compartecipazione statale ai proventi delle opere finanziate. Una novità assoluta nel sistema italiano, pensata per rendere il fondo cinema più autonomo e autofinanziato.

1. Diritti delle opere: lo Stato diventa comproprietario

Per la prima volta, la normativa introduce la possibilità per lo Stato di acquisire una quota dei diritti economici delle opere finanziate tramite tax credit. Il ritorno economico derivante da questa quota verrà reinvestito nel Fondo per il cinema e l’audiovisivo, con l’obiettivo di rendere il sistema autofinanziato e circolare.

Questa misura richiama il modello tedesco della Filmförderungsanstalt (FFA), dove l’intervento pubblico può comportare forme di compartecipazione agli utili.

2. Raddoppio delle risorse per i contributi selettivi

Più fondi a selettivi e promozione: spazio a progetti innovativi e di qualità

Aumenta al 30% la quota del Fondo cinema destinata al sostegno diretto alle opere di valore culturale. Un segnale chiaro verso la promozione dell’eccellenza creativa e della diversità espressiva.

La percentuale delle risorse del Fondo destinate ai contributi selettivi e alla promozione passa dal 15% al 30%. Si potenzia così il sostegno a:

  • Opere a elevato valore artistico e culturale;

  • Progetti sperimentali e indipendenti;

  • Iniziative di promozione internazionale.

3. Digitalizzazione permanente del patrimonio audiovisivo

Digitalizzazione continua: 3 milioni l’anno per salvare la memoria audiovisiva

Il piano di digitalizzazione del patrimonio diventa strutturale e permanente. Una misura chiave per tutelare l’identità culturale italiana e ampliare l’accessibilità del nostro archivio audiovisivo storico.

Il Piano di digitalizzazione diventa strutturale, con uno stanziamento annuo di 3 milioni di euro a partire dal 2025. Obiettivo: garantire la conservazione, accessibilità e fruizione del patrimonio audiovisivo italiano. Si rafforza così l’impegno verso la modernizzazione del settore e la memoria culturale collettiva.

Conclusioni: verso un ecosistema più sostenibile e competitivo

La riforma del tax credit 2025 segna un passaggio decisivo verso un sistema di finanziamento più selettivo, sostenibile e strategico, in linea con i modelli virtuosi europei. L’introduzione di aliquote flessibili, la compartecipazione pubblica ai diritti, il contenimento dei costi e il potenziamento della promozione e digitalizzazione creano le basi per un’industria audiovisiva più robusta, internazionale e culturalmente rilevante.

Il cinema italiano, sostenuto ma anche responsabilizzato, è chiamato ora a rispondere con qualità, innovazione e visione industriale, consolidando la propria posizione nel panorama globale.

Accuse di Plagio al Film La Forma dell'Acqua.

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Con l’avvicinarsi della notte degli Oscar, crescono le polemiche intorno ai film selezionati dall’Academy Awards in concorso per la prestigiosa statuetta. 

“La forma dell'acqua”, il film di Guillermo del Toro candidato a 13 premi Oscar, è accusato di plagio: la pellicola sarebbe basata - è la denuncia - sulla commedia del 1969 'Let Me Hear You Whisper' del premio Pulitzer Paul Zindel. L'azione legale avviata contro il regista, il produttore e la casa cinematografica del film è di David Zindel, il figlio ed erede del famoso drammaturgo, che senza mezzi termini li accusa di aver «senza vergogna copiato la storia, gli elementi e i personaggi» della commedia di suo padre, utilizzando addirittura le stesse parole.

 La parola ora spetta al giudice, chiamato a stabilire se le accuse di Zindel sono fondate. Non è comunque la prima volta che a Hollywood si accendono battaglie sulle accuse di plagio, soprattutto in presenza di film di atteso successo.

Il classico Western di Sergio Leone Per un pugno di dollari è una delle vette del suo genere, grazie anche all'incredibile performance attoriale di Clint Eastwood, un pistolero vagabondo che, durante il suo girovagare, finisce nel bel mezzo di un conflitto tra due famiglie in un piccolo villaggio al confine con il Messico. Sfortunatamente, il film è anche un remake non autorizzato del film di samurai di Akira Kurosawa La sfida del samurai. Kurosawa mandò a Leone una lettera dicendo: "Bel film, ma era il mio film", e lo citò in giudizio chiedendo una percentuale dei ricavi. I due si misero d'accordo per un rimborso di 100 mila dollari e del 15% dei profitti a livello mondiale.
Altro caso eclatante fu quello di Terminator. Harlan Ellison è uno degli autori più rognosi di tutto il mondo della fantascienza americana, e ormai si contano a dozzine le cause contro persone accusate di rubargli le idee. Ad ogni modo, la causa che intentò contro James Cameron per The Terminator fu leggermente diversa. Ellison scrisse un episodio di Oltre i limiti chiamato Demon With a Glass Hand, che raccontava la storia di un soldato robot che, travestito da umano, viene spedito indietro nel tempo. La Orion Pictures decise di pagare un indennizzo prima ancora che il caso arrivasse in tribunale, e Ellison ottenne soldi e venne accreditato nel film.

Da ultimo si segnale il caso de “Il principe cerca moglie”.  Nel 1982, il noto sceneggiatore Art Buchwald scrisse un trattamento per la Paramount intitolato Re per un giorno, nel quale il protagonista era un sovrano africano ricco e arrogante che viaggiava in America. Il protagonista avrebbe dovuto essere Eddie Murphy. La Paramount comprò il trattamento e impiegò qualche anno nel vano tentativo di trovare qualcuno che scrivesse la sceneggiatura, prima di abbandonare il progetto nel 1985. I diritti tornarono così a Buchwald, che li vendette alla Warner Brothers. In seguito la Paramount girò un film con Eddie Murphy il quale interpretava la parte di un ricco e ignorante sovrano africano in viaggio per gli Stati Uniti. Il film si intitolava Il principe cerca moglie. Buchwald non fu né pagato né accreditato, così fece causa ma la Paramount si accordò privatamente con lui per una cifra sconosciuta.