Tecnologia 5G: velocità, profitto e liabilities.

Stiamo celebrando gli indubbi aspetti positivi legati all’utilizzo di questa nuova strabiliante tecnologia, da declinare in molteplici ed eterogenei campi di applicazione, nondimeno sappiamo che l’introduzione della telefonia mobile di quinta generazione darà luogo a nuovi scenari di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza che saranno emessi in bande di frequenza (694-790 MHz, 3,6-3,8 GHz e 26,5-27,5 GHz) molto diverse da quelle utilizzate attualmente per la telefonia mobile (da 800 MHz a 2,6 GHz).

Fermo restando l’impatto di grande innovazione, utilità e di profitto su larga scala (l’asta, ad esempio, porterà allo Stato 6,4 miliardi di euro in 4 anni), intendiamo svolgere qualche considerazione in ottica preventiva sul tema dei possibili effetti nocivi del 5G sui beni primari della salute e dell’ambiente.

Infatti, gli studi istituzionali pubblicati in subiecta materia nulla di certo ci dicono in relazione all’impatto ed ai rischi nel medio-lungo periodo, limitandosi ad un poco preciso “i dati disponibili non fanno ipotizzare particolari problemi per la salute della popolazione connessi all’introduzione del 5G - quindi non in termini di certezza nè di robusta probabilità della sua innocuità - solo nel breve. (cfr. Emissioni elettromagnetiche del 5G e rischi per la salute di Alessandro Polichetti - Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni e Fisica Computazionale, Istituto Superiore di Sanità, Roma).

Questo deriva sicuramente dal fatto che le frequenze che verranno utilizzate per il 5G sono state oggetto di un numero di studi inferiore rispetto a quelle utilizzate dalle attuali tecnologie per le telecomunicazioni e per le trasmissioni radiotelevisive.

Pertanto è, in primo luogo, fondamentale che l’introduzione di questa tecnologia sia affiancata da un attento monitoraggio dei livelli di esposizione (come del resto avviene già per le attuali tecnologie di telefonia mobile) e che proseguano, possibilmente aumentando, le ricerche sui possibili effetti a lungo termine.

Rispetto alle attuali tecnologie, la rete 5G si basa su un numero straordinariamente elevato di antenne pianificate (small cells), l’altissima energia di uscita utilizzata per garantirne la diffusione, le frequenze straordinariamente alte, le apparenti interazioni di alto livello della frequenza 5G sugli ioni, compresi i gruppi responsabili delle pompe ioniche cellulari. Perciò da più parti – a torto o a ragione – viene sostenuta la sua possibile pericolosità per la salute e l’ambiente.

Le conclusioni del Consiglio Europeo sull’importanza del 5G per l’economia europea e sulla necessità di attenuare i relativi rischi per la sicurezza (14517/19 del 3.12.2019) stabiliscono inter alia che l'approccio alla sicurezza della rete 5G deve essere globale e basato sul rischio. La sicurezza del 5G è considerata un processo continuo che inizia con la selezione dei fornitori e dura per tutta la fase di produzione degli elementi di rete e il tempo di vita utile delle reti.

Pare che oggi ci si trovi ancora distanti da un giudizio di innocuità o di probabile innocuità nel medio-lungo periodo, muovendoci piuttosto all’interno dello spinoso perimetro del giudizio basato sul rischio che, attualmente, sembrerebbe dai più battezzato come remoto ma che, in assenza di dati certi, ben potrebbe – negli anni – “salire” a rischio possibile se non probabile.


Ora, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Commissione Europea e l’Istituto Superiore di Sanità, ad esempio, non sembra abbiano ancora tenuto in adeguata considerazione il “rischio possibile”, rispettando il principio di precauzione, quando i risultati disponibili circa l’esistenza di effetti biologici da esposizione a campi elettromagnetici – compreso il 5G – e la valutazione scientifica che non permette di determinare con certezza il rischio, molto probabilmente sono già sufficienti per applicare detto principio, definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e rivalutare, quantomeno parzialmente, le conclusioni istituzionali correnti.

Su queste basi, sarebbe probabilmente auspicabile una moratoria per l’implementazione del 5G su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato quantomeno un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, Dipartimenti di Prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sui soggetti esposti i quali dovrebbero essere in ogni caso opportunamente ed adeguatamente informati dei potenziali rischi ovvero dell’attuale tasso di non conoscenza sul medio-lungo periodo.

In altre parole, i players e le istituzioni dovrebbero evitare che quello del 5G possa rivelarsi una sorta di esperimento sul lungo periodo perché ciò porterebbe una pesante conseguenza in dote: le liabilities a carico dello Stato e degli operatori stessi che, tra qualche anno, potrebbero essere chiamati a risarcire in solido una folta platea di soggetti per le lesioni e i danni eziologicamente derivati (o concausati), secondo un giudizio probabilistico, dalle emissioni nocive e dai campi elettromagnetici ad alta frequenza del 5G, se ed in quanto venga effettivamente accertata la loro nocività per la salute e l’ambiente.

In uno scenario per certi versi assimilabile mutatis mutandis - quarant’anni fa si trattava di sangue e plasma, oggi di campi elettromagnetici – lo Stato e gli enti ospedalieri hanno dovuto, e continuano a, risarcire i soggetti danneggiati e i loro parenti per centinaia di milioni di euro, fondamentalmente per non aver vigilato in modo adeguato e per aver colposamente omesso di applicare le norme che comunque imponevano (nella loro posizione di garanzia ed in virtù del principio di precauzione) il controllo del sangue, degli emoderivati e lo screening dei donatori.

Questo dato economico, oltre al costo sociale della violazione di beni assoluti, indisponibili e di rango primario, dovrebbe essere preso in adeguata e tempestiva considerazione accanto a quello dei profitti miliardari delle aste e della velocità di interazione della nuova rete.